15 OTTOBRE 2013 LO SFRATTO DI CASSA DEPOSITI E PRESTITI – COSA DICE RE-COMMON

AVVISO DI SFRATTO ALLA DIRIGENZA DELLA CASSA DEPOSITI E PRESTITI

Azione alla Cassa Depositi e Prestiti – 15 ottobre 2013 – foto Luca Manes/Re:Common

 

Azione a Roma nell’ambito della giornata globale contro il debito e l’austerity (#notourdebt)

15 ottobre 2013 – Alcune decine di attivisti di varie realtà della società civile italiana, tra cui Re:Common, Terra Terra (nodo romano di Genuino Clandestino), il Forum per una Nuova Finanza Pubblica e Sociale, il Coordinamento Contadino Umbro, i Cobas e il Coordinamento Romano Acqua Pubblica questa mattina hanno consegnato un “avviso di sfratto” ai vertici della Cassa Depositi e Prestiti (CDP), a partire dal presidente Franco Bassanini, colpevoli di “mancato finanziamento a tassi calmierati degli investimenti degli enti locali”.

La CDP negli ultimi dieci anni è diventata una società per azioni in cui sono presenti numerose fondazioni bancarie. Come conseguenza, denunciano gli attivisti, l’istituto presta ai comuni solo a tassi di mercato, favorendone l’indebitamento con le banche; finalizza gli investimenti solo per fare profitti; finanzia la privatizzazione dei servizi pubblici e fornisce denaro per grandi opere inutili, costose e devastanti per i territori. Eppure i soldi della CDP sono quelli di 24 milioni di cittadini che affidano i loro risparmi alle Poste (di cui la Cassa è principale azionista).

Parliamo di 230 miliardi di euro” ha dichiarato Antonio Tricarico di Re:Common. “Al netto di tutta la retorica sulla crisi, alla fine si scopre che i soldi ci sono. È però indispensabile che siano impiegati per agevolare gli enti locali, finanziare la riappropriazione dei beni pubblici, a partire dal servizio idrico, il miglioramento dei servizi sanitari e dell’istruzione, nonché aiutare le aziende in crisi” ha concluso Tricarico.

Per fare tutto ciò serve che la CDP esca da logiche puramente di mercato, ridiventi pubblica e cessi di essere per il 30 per cento in mano di fondazioni bancarie” ha detto Giulia Franchi di Re:Common. “Se si vuole uscire dalla crisi bisogna far sì che i soldi della CDP servano a favorire la cittadinanza, non le solite lobby di potere e finanziarie” ha aggiunto la Franchi.

15 OTTOBRE terra/TERRA e RE-COMMON presidiano CASSA DEPOSITI E PRESTITI

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(clicca per leggere l’articolo dalla fonte  A cura di AMISnet • 15 ottobre 2013)

“Il risparmio dei cittadini deve servire per uscire dalla crisi, non per soccombere”. E’ lo slogan di cittadine e cittadini che il 15 ottobre si sono dati appuntamento di fronte alla Cassa Depositi e Prestiti (CDP) di Roma. In occasione della giornata globale contro il debito e l‘austerity i rappresentanti di numerose vertenze a difesa dei beni comuni hanno manifestato ribadendo che non è vero che i soldi non ci sono, anzi. Oggi la CDP gestisce oltre 230 miliardi di euro, risparmi di dodici milioni di famiglie italiane che affidano il loro denaro alle Poste. Per oltre 150 anni incaricata di facilitare gli investimenti dei Comuni in opere pubbliche e servizi, negli ultimi dieci anni la Cassa si è trasformata in una società per azioni, in mano per il 30% a fondazioni bancarie.

Presenti in piazza attivisti coinvolti in diverse vertenze, da quella sulla ripublicizzazione dell’acqua a quella sulla terra pubblica. A rappresentare quest’ultima gli agricoltori della rete nazionale Terra Terra, preoccupati delle possibili conseguenze del recente decreto Salva Italia, con cui sono stati consegnati 338 mila ettari di terre pubbliche alla CDP, che ha il compito di stimarle e metterle in vendita. “Per l’ennesima volta si assisterà a una svendita di terre agricole, invece di metterle a disposizione delle comunità locali” spiega Fabrizio, Rete nazionale Terra Terra. La mappatura di queste terre non è di dominio pubblico, ma è noto che molte di queste hanno una potenzialità di produzione agricola importante. “Le terre dovrebbero essere messe a disposizione di tutte quelle realtà che lavorano sul sociale, dagli agricoltori alle categorie più deboli” conclude Fabrizio  ”le piccole attività agricole sono ogni giorno a rischio fallimento, schiacciate dall’agroindustria. Queste terre potrebbero essere un volano per una nuova agricoltura, una possibilità per le persone di costruire percorsi di autonomia. Il nuovo modello di agricoltura è quello che si lega al territorio, un agricoltura che fa da ponte tra la richiesta di cibo a livello locale e una domanda”.

Le diverse realtà presenti al corteo, tra cui Re:Common, Terra Terra (nodo romano di Genuino Clandestino), il Forum per una Nuova Finanza Pubblica e Sociale, il Coordinamento Contadino Umbro, i Cobas e il Coordinamento Romano Acqua Pubblica hanno consegnato un “avviso di sfratto” ai vertici della Cassa Depositi e Prestiti , a partire dal presidente Franco Bassanini, colpevoli di “mancato finanziamento a tassi calmierati degli investimenti degli enti locali”.

Giulia Franchi, Recommon, dal presidio di fronte alla Cassa Depositi e Prestiti
Immagini a cura di ISKRA CORONELLI

13/22 SETTEMBRE TRA VENEZIA E MESTRE PER LA DECRESCITA

L’AIA in LAGUNA

 

Elemento tipico degli insediamenti di campagna, l’aia, spazio di proprietà collettiva, era il centro della vita delle piccole comunità rurali, dove ci si riuniva, si sfogliava il granturco, si aggiustavano gli arnesi, si mettevano a seccare i frutti, si facevano le conserve e dove ci si metteva a cucire. I figli giocavano sull’aia e la sera è lì che si stava “a veglia”.

L’aia in laguna vuole ricreare questo spazio di lavoro e di convivialità, di libero scambio di idee e di tessitura di relazioni, legato alla terra e ai suoi ritmi.

Uno spazio culturale dedicato alla sovranità alimentare, salvaguardia della biodiversità e dei paesaggi agricoli, filiera corta e produzioni a km zero, lavori contadini vecchi e nuovi, produzioni in forma sostenibile ed ecologica e ogni altro tema connesso alla terra come fonte di cibo e di vita.

Promosso da: AERes, SpiazziVerdi, Associazione per la decrescita

Programma

Venerdì 13 settembre 2013

ore 10.00 – 12,00

LABORATORIO

Torniamo alla vita! momento di riconnessione alla madre terra

Francesca Radin e Francesca Casarano, Spiazziverdi

 

ore 12,00-14,00

LABORATORIO DI CUCINA

Curarsi con il cibo

Monica Saletti, Associazione I seminati

 

15,00-16,30

Introduzione alla permacultura urbana

Davide Pujatti, insegnante di permacultura

 

16,30 – 18,00

BRACCIANTI MIGRANTI

Esperienze di solidarietà contadina a Rosarno

Michele Trungadi, SOS Rosarno

 

18,00-20,00

SEMINARE FUTURO

lavorare oggi (per) la terra

Michele Trungadi SOS Rosarno – rete campagne in lotta; Paolo Russo, Giovane compagnia meridionale; Sara Tognato, Caresà C.S.C. impresa sociale

Coordina Chiara Spadaro, Altreconomia

Sabato 14 settembre 2013

 

ore 10.00 – 12,00

LABORATORIO PER GRANDI E PICCINI

Il concilio di tutti gli esseri

Francesca Radin e Francesca Tosi, Spiazziverdi

 

ore 12,00-14,00

LABORATORIO DI CUCINA

Avanzata calda, avanziamo insieme

Francesca Leita e Francesca Ciampalini, Le Vivandiere

 

15,00-16,30

Agricoltura organica e rigenerativa

Mattia Pantaleoni, insegnante di permacultura

 

16,30 – 18,00

GENUINO CLANDESTINO

rete di comunità in lotta per la sovranità alimentare

Michele Caravita e Laura Stanghellini, Campi Aperti Bologna

Incontro-dibattito aperto a tutti gli interessati a creare un nodo locale di Genuino Clandestino

 

18,00-20,00

TERRA BENE COMUNE

Le terre pubbliche alle comunità locali

Nadia Carestiato, geografa, Giovanni Pandolfini, Terra bene comune Firenze.

Coordina Giulia Franchi, Re:common

 

20,30

SPETTACOLO

Il fantoccio meccanico

di e con Teatro Contadino Libertario di Firenze

 

Domenica 15 settembre 2013

ore 10.00 – 12,00

LABORATORIO

Esperimenti di cosmesi naturale: come produrre in casa creme e saponi

Francesca Radin e Dora Normanno, Spiazziverdi

 

ore 12,00-14,00

LABORATORIO DI CUCINA

Germogli, fonte di energia

Barbara Belliato

 

15,00-16,30

Riequilibri e convivenze nell’orto: macerati, infusi e decotti

Mauro Flora, agrotecnico,Agrifatti

 

16,30 – 18,00

SEMINIAMOLI

Come selezionare e conservare i semi

ColtivarCondividendo

 

18,00-20,00

OGM, SEMENTI, MANGIMISTICA

Chi è fuorilegge?

Gianni Tamino, Università Padova, Luca Tornatore, Ya Basta, Adriano Zaccagnini deputato Camera gruppo misto (via skype).

Coordina Tiziano Fantinel, ColivarCondividendo

Domenica scambio semi!

 Info e aggiornamenti sul programma: 

www.altrofuturo.net 

spiazziverdi@gmail.com

PARMA 26/28 SETTEMBRE, DALL’AMIATA A PARMA: FINANZIARIZZAZIONE DEI BENI COMUNI E PRATICHE DI LIBERAZIONE

PARMA 26/28 SETTEMBRE

DALL’AMIATA A PARMA:

FINANZIARIZZAZIONE DEI BENI COMUNI E PRATICHE DI LIBERAZIONE

Il dibattito sulla sottrazione delle risorse territoriali dalla morsa speculativa dei grandi centri di potere finanziario, che nel giugno 2011 (Referendum Acqua Pubblica) ha aperto un grande spazio di partecipazione attiva sui territori, resta, ad oggi, attualissimo e presente in tutto il Paese. Non solo. La questione della riappropriazione dal basso dei beni comuni, è un filo conduttore che fornisce una lettura di fase di quanto si sta dando nelle battaglie che esplodono in tutto il globo. Le proteste a Gezi Park, le rivolte che montano per le strade brasiliane (entrambi Paesi emergenti) ci mostrano la crescente volontà di riappropriazione dei propri diritti di autodeterminazione, attraverso la sottrazione dei beni comuni dal profitto privato.

Le azioni collettive per una maggiore giustizia sociale, devono giocare contemporaneamente una messa in discussione dei paradigmi della modernità, con la contestazione radicale dell’esistente ordine (sociale, istituzionale, culturale) ma anticipando anche forme di vita e di organizzazione a venire. Molti sono gli esempi che ordiscono la trama di uno scenario socio-culturale capace di mettere al centro la valorizzazione del lavoro cooperativo sottratto alla logica del profitto, disegnando embrioni di alternativa alla mercificazione delle risorse e della vita: dai mercati autogestiti, alle esperienze di modificazione dal basso del sistema produttivo sorte sulle macerie di vecchi poli industriali che hanno prodotto devastazione territoriale e povertà, passando alle lotte per il diritto all’abitare e contro la speculazione edilizia, senza tralasciare la grande fioritura di comitati che si battono per la difesa del territorio e la ripubblicizzazione dei servizi.

La portata innovativa del discorso che vogliamo intraprendere deve essere quella di incrociare le trasformazioni economiche-istituzionali, agendo contemporaneamente sul piano dell’immaginario e del simbolico, come su quello delle azioni collettive svolte pubblicamente, avendo la capacità di trasformare lo spazio pubblico. Rimettendo al centro la questione della sottrazione delle risorse comuni dal sistema finanziario.

Il portato che le esperienze di lotta sul territorio hanno accumulato fino ad ora parlando di “comune” e avendo la capacità immaginativa di pensare e praticare uno spazio altro tra le istituzioni (locali, statali e sovranazionali) e la “società civile”, deve necessariamente muovere uno scatto in avanti mettendo a valore la naturale propensione a giocare l’autonomia per riconquistare quello spazio politico soggiogato dai grandi accordi politico-finanziari. Un percorso dialettico che sappia individuare i centri di strozzamento per gli enti locali, che pongono il fiscal compact e il patto di stabilità come elementi determinanti per l’impossibilità di uscita dal ricatto delle multiutility e delle grandi lobbies finanziarie, producendo una caduta a cascata verso la privatizzazione delle risorse e della gestione dei servizi.

“[…]I Comuni offrono il maggior potenziale di privatizzazione […]” Si legge nel rapporto “Guadagni, concorrenza e crescita”, presentato da Deutsche Bank nel dicembre 2011 alla Commissione Europea, a proposito del nostro Paese.
E si legge soprattutto nelle scelte istituzionali che hanno coinvolto la gestione dei territori, acuendo speculazione finanziaria, impoverimento sociale e devastazione territoriale.
Paradigmatico è ad esempio il piano di gestione rifiuti. Un argomento tra i più scottanti per il nostro Paese, che assume sempre più la forma dell’emergenza, e su cui si innestano, in modo drammatico, questioni quali: devastazione del territorio, biocidio, annientamento del diritto alla salute ed ecomafie.
La lunga emergenza che ha vissuto la Campania non è che la più eclatante che l’Italia abbia vissuto in questi anni. Certo non la sola. I numeri relativi alle zone del nostro paese coinvolte nell’emergenza rifiuti sono da incubo.
Eppure di esperienze virtuose di gestione dei rifiuti non ne mancano,sono molti gli esempi di come poter utilizzare i rifiuti come risorsa.

Resta il fatto, comunque, che l’attuale modello di smaltimento basato su grandi discariche e inceneritori, sia estremamente proficuo per chi lo gestisce, a danno del territorio e delle comunità residenti. Complice, e prima colpevole, la miopia di una classe dirigente – impresariale e politica – il cui sguardo si dimostra incapace di lungimiranza alcuna.
L’emergenza rifiuti e la proliferazione di impianti mortiferi come inceneritori, gassificatori e discariche rappresentano un problema ancora aperto ed attualissimo.

IL CASO PARMA : Il potere di Iren e la debolezza delle amministrazioni locali
Parma, la food valley maglia nera per inquinamento ambientale, è ormai tristemente nota nello scenario mediatico degli ultimi mesi per la vicenda“termovalorizzatore”.
Un faro acceso sull’inadeguatezza delle amministrazioni locali a solcare un percorso di uscita netto e coraggioso rispetto quell’approccio amministrativo tecnicista-aziendale che il debito comunale e il patto di stabilità riducono a mantenimento dello status quo. Un’aberrazione ambientale, che fornisce linfa vitale agli interessi economici della multiutility Iren, sotto i riflettori anche per l’eventualità della cessione del servizio idrico dal Comune alla SocietàMediterranea Acque (di fatto una privatizzazione, in completa controtendenza con l’esito del referendum 2011), e delle lobbies politico-economiche collegate.
La gestione aziendalistica delle casse comunali, il mantenimento di contratti che legano il pubblico ai profitti privati, la politica fatta di salvaguardia dei dividendi e di entrismo nei consigli di amministrazioni nelle grosse multiutility, sono i risvolti a cui assistiamo continuamente nelle amministrazioni comunali. Risvolti che ci mettono di fronte alla necessità di un cambio di paradigma che sappia ripartire dal basso, e parli di democrazia (non solo formale), ripartendo dai bisogni della gente, attraverso la radicalità delle lotte.
Attraverso la riappropriazione degli spazi lasciati all’abbandono per ridargli nuova linfa vitale, in contrasto alla speculazione edilizia, l’apertura di piani vertenziali che rompano i contratti tra enti locali e multiutilities o altri soggetti privati per la gestione dei servizi, disobbedendo al patto di stabilità e ristabilendo la sovranità decisionale delle comunità residenti, laddove le amministrazioni locali sono svuotate del loro potere.
Per questo parteciperemo il 21 settembre a Torino al convegno “Ripubblicizzare si può, ripubblicizzare si deve” promosso dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.
L’appuntamento del 28 Settembre a Parma è un passaggio intermedio per approfondire il nodo della privatizzazione finanziaria e per creare un momento di confronto che possa lanciare le linee di azione verso la stagione autunnale, ragionando in modo sinergico e coordinato.

PROGRAMMA DELLA TRE GIORNI DI SETTEMBRE SUI BENI COMUNI A PARMA:

26 Settembre, Casa Cantoniera Autogestita – Confronto con realtà resistenti contadine e per il diritto alla terra, contro la privatizzazione dei terreni demaniali e per il riconoscimento dei mercati autogestiti genuini e clandestini. Presentazione della Campagna Terra Bene Comune. Sono invitati a partecipare Genuino Clandestino, Campi Aperti, Terre Resistenti, Mercatiniera Parma, gas e produttori locali.

27 Settembre, Casa Cantoniera Autogestita – “Parma e Provincia tra speculazione ed inquinamento: sottrarre alla speculazione territorio patrimonio pubblico e servizi”. Confronto tra enti locali e comitati della provincia

28 Settembre, da definire – “DALL’AMIATA A PARMA: FINANZIARIZZAZIONE DEI BENI COMUNI E PRATICHE DI LIBERAZIONE” Incontro nazionale tra comitati verso un autunno in difesa dei beni comuni e contro la speculazione finanziaria.

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Casa Cantoniera Autogestita
via Mantova 24 Parma
wwww.casacantonierautogestita.blogspot.com

20 21 22 settembre TUTTI A PISA!

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COMMON | PROPERTIES


Lavoro Diritti Territori

 

(Programma in divenire)

Venerdì 20 settembre 
dalle 8.30 – Presidio in Piazza della Repubblica
Presidio davanti al Tribunale di Pisa “Il nostro tempo, la nostra strada”

dalle 15:00 – All’Ex-Colorificio Liberato, via Montelungo 70

Attività permanenti: spazio libreria, mediacenter, aggeggificio-spazio bambini, CiboliberoKC, mostre fotografiche, proiezioni, ciclofficina, parete d’arrampicata indoro,  e molto altro ancora..

alle ore 17:30

“Terra bene comune: pratiche dal basso per economie alternative”
Intervengono:

  • – Francuccio Gesualdi, Centro nuovo modello di sviluppo,
  • – Nino Quaranta, SOS Rosarno
  • – un esponente di Campi Aperti,
  • – Armando De Mattheis, Laboratorio Terre Resistenti

dalle ore 22:00  
Dancing in the MOONlight

Sabato 21 settembre

dalle ore 9:00
Mercato produttori biologici e artigiani locali.

dalle ore 10:00
Tavoli di lavoro
Proprietà e conflitto – stanza “Oceano delle tempeste”.
(Se vuoi contribuire alla costruzione del tavolo scrivi a:  proprietaconflitto@gmail.com)
Proprietà e saperi  – stanza “Mare della tranquillità”.
(Se vuoi contribuire alla costruzione del tavolo scrivi a: proprietasaperi@gmail.com)
Proprietà e territorio- stanza “Baia della rugiada” .
(Se vuoi contribuire alla costruzione del tavolo scrivi a:  proprietaterritorio@gmail.com)
Proprietà e produzione –  stanza “Lago dei sogni”
(Se vuoi contribuire alla costruzione del tavolo scrivi a:  proprietaproduzione@gmail.com)

Proprietà e finanza –  stanza “Mare delle crisi”
(Se vuoi contribuire alla costruzione del tavolo scrivi a:  proprietafinanza@gmail.com)

alle ore 17:30
“Oltre la proprietà: nuove forme di produzione in comune.”

Intervengono:

  • Guido Viale, economista
    Massimo De Angelis, Professore – Politica Economica, University of East London
    Joana Conill, Ricercatrice – Economia Alternativa, Universitat Oberta de Catalunya
    Tonino Perna, Professore – Sociologia Economica presso l’Università degli studi di Messina.

alle ore 21:30 
Tavola rotonda internazionale: “Fabricas sin patrones”
Argentina, Grecia e  Turchia: pratiche di riappropriazione per uscire dalla crisi.

Partecipano:

  • Begun Firat- Network for the commons Mustiereklerimiz, Instambul
  • Murua Eduardo- fabbrica recuperata IMPA Argentina
  • Operaio della Vio.Me, fabbrica occupata Salonicco

Domenica 22 settembre
alle ore 10:00
assemblea plenaria : “E’ tempo di RIVOLTA”

per maggiori informazioni municipiobenicomuni@gmail.com
aggiornamenti su www.rebeldia.net
evento facebook  https://www.facebook.com/events/591321834232557

MANIFESTO CAMPAGNA NAZIONALE TERRA BENE COMUNE

 

terra 

CAMPAGNA

TERRA BENE COMUNE!

I perché di una campagna

 

A livello globale, dal 2008 ad oggi, il processo di accaparramento di terre da parte di imprese multinazionali, governi stranieri, nuovi attori finanziari pubblici e privati ha subìto una forte accelerazione a causa della convergenza tra crisi finanziaria, alimentare, energetica e climatica, portando alla trasformazione della terra, tradizionalmente non un tipico bene d’investimento, in una risorsa fondamentale su cui prendere il controllo il più velocemente possibile.

 

La terra è sotto attacco da vari fronti. Le ragioni per cui viene presa sono le più svariate: per coltivare cibo o agrocombustibili su scala industriale, per installarvi impianti estrattivi, produttivi o di smaltimento, per costruire dighe o altre infrastrutture, per sviluppare turisticamente una zona, per espandere città, per occuparla militarmente con scopi geopolitici o semplicemente per possederla a garanzia di altri rischi.

 

Indipendentemente dagli obiettivi, le comunità a cui è impedito l’accesso alla terra vengono private dei loro mezzi di sostentamento, oltre che della sovranità sui propri territori e quindi del diritto di gestire autonomamente le risorse da cui dipendono. Di conseguenza, le economie locali vengono compromesse, il tessuto socio-culturale e la stessa identità di un territorio sono messe a repentaglio: attraverso la cessione di una risorsa vitale alla speculazione l’interesse privato finisce con l’essere messo al di sopra del bene comune.

 

In Italia questo processo, già in atto da tempo attraverso la concentrazione della terra in grandi proprietà, attraverso le speculazioni edilizie e la cementificazione selvaggia, la realizzazione di infrastrutture e grandi opere di dubbia utilità, ha subìto una ulteriore accelerazione con l’art.66 del decreto Salva Italia che prevede, tra le altre cose, la vendita dei terreni agricoli demaniali, che prima venivano concessi in uso ai contadini e oggi rischiano di essere svenduti ai privati. Per farlo è stato annunciato il coinvolgimento della Cdp – la Cassa Depositi e Prestiti nella valutazione e nella vendita. La Cdp, per un secolo e mezzo garante a tasso agevolato degli investimenti degli enti locali, dal 2003 è divenuta Spa ed ha ceduto parte del capitale societario a fondazioni bancarie, divenendo e comportandosi a tutti gli effetti come una banca commerciale privata.

 

 

Di fronte all’ ennesimo tentativo di imporre le logiche del mercato e del profitto sulla gestione collettiva dei beni comuni, la rete Genuino Clandestino lancia la campagna TERRA BENE COMUNE, contro lo sfruttamento, la devastazione ed il saccheggio di tutte le terre, private o demaniali che siano, in difesa delle comunità locali, a fianco di coloro che difendono la sovranità alimentare.

 

 

 

* * *

 

Diciamo NO:

 

  • alla vendita delle terre pubbliche ivi compresi i terreni demaniali e quelli agricoli soggetti ad uso civico;
  • all’espansione del modello di produzione agroindustriale e l’utilizzo di sementi OGM;
  • all’ulteriore consumo  di suolo tramite cementificazione, grandi opere, infrastrutture, speculazione edilizia;
  • al cambio di destinazione d’uso dei terreni agricoli e alla trasformazione di fatto della destinazione agro-silvo-pastorale degli usi civici

 

Diciamo SI:

 

  • alla gestione delle terre pubbliche da parte delle comunità locali,  secondo forme decise a livello territoriale e in modo autonomo,  lontano da logiche privatistiche, lobbistiche e di concentrazione nelle mani di pochi;
  • alla messa a disposizione di terreni e beni agricoli di proprietà degli enti pubblici per “progetti di neo-ruralità”, attraverso rapporti agevolati e di lunga durata, il sostegno privilegiato a progetti di agricoltura comunitaria, sociale, organica e di sussistenza, ed il riconoscimento del diritto di abitare la terra;
  • all’agricoltura contadina che salvaguarda il patrimonio agro alimentare, presidia e tutela il territorio, produce cibo sano rispettando i cicli naturali, conserva la biodiversità e in generale rispetta la terra, l’ambiente e gli equilibri sociali propri di ogni comunità;

al mantenimento della vocazione agricola alimentare della terra,su cui innescare percorsi partecipati di coinvolgimento delle comunità locali, per assicurare a tutti un cibo sano e culturalmente adeguato, garantire l’accesso alla terra ai contadini, permettere l’autodeterminazione locale delle produzioni e al contempo rafforzare le economie locali, fatte di relazioni e percorsi condivisi tra i produttori e co-produttori (cittadini) al cui centro vi sono la tutela dell’ambiente e l’equità sociale;

  • alla costruzione di un’alleanza fra movimenti urbani, movimenti rurali e singoli cittadini, che sappia riconnettere città e campagna e sostenere le comunità locali in lotta contro la distruzione del loro ambiente di vita.

 

 

 

TERRA BENE COMUNE!

 

NO alla vendita delle terre pubbliche

SI alla custodia e cura dei beni comuni