Dal 10 al 14 luglio sul Monte Amiata per costruire la NOSTRA LEVA

LA LEVA DI ARCHIMEDE
Sul Monte Amiata per rimetterci in comune: come costruire la nostra leva?

Dal 10 al 14 Luglio, intendiamo costruire un incontro  nazionale sul monte Amiata, un momento in cui confrontarsi tra differenti battaglie per la difesa del territorio e la riappropriazione dei beni comuni, un’ occasione per costruire un processo collettivo di confronto, oltre che un appuntamento per sostenere la lotta territoriale in Amiata contro la geotermia.

La crisi è il pane quotidiano delle nostre giornate. Ma siamo di fronte ad una crisi o ad una nuova e più aggressiva fase di accumulazione della ricchezza nelle mani di pochi? Una nuova fase in cui questo Stato ed il blocco economico-politico dominante compiono costanti imposizioni nei confronti degli individui e delle comunità. Questo è  il nuovo assetto che governa le nostre vite basato su un saccheggio sistematico che produce costante erosione della ricchezza sociale e dei diritti conducendo alla precarietà e alla povertà, individuale e sociale. Un modello destinato ad aggredire i territori con sempre maggior violenza e ad utilizzare strumenti come le privatizzazioni e la finanziarizzazione per saccheggiare beni e servizi comuni. In Italia come in Grecia, Turchia, Brasile e via dicendo.

Su questi temi nel nostro paese si è aperto un importante fronte di resistenza, duraturo, radicato e radicale che, a sua volta, ha consentito di costruire  una prospettiva alternativa sulla gestione dei territori, i meccanismi partecipativi e gli strumenti di finanza,  accompagnato anche da un ragionamento di indirizzo normativo. Le battaglie a difesa dei territori e dei beni comuni rappresentano uno dei più importanti ostacoli all’aggressione dei processi di  privatizzazione e  finanziarizzazione.
Sono relazioni ed alleanze che si pongono su un piano avanzato, innovativo, passando dalla posizione di trincea ad un vero e proprio rilancio di alternative e di nuovi assetti economici e sociali.
Il referendum sull’acqua è stato vinto nel 2011 grazie alla capacità di costruire un’alleanza sociale dal basso che ha dettato una nuova agenda e imposto all’opinione pubblica il tema dei beni comuni, oggi scippato e vituperato dai partiti politici e non solo, ma non per questo svuotato di significato.

Un’agenda che ha al centro, in maniera ogni giorno più stringente, la questione della democrazia.  Ovvero chi decide sul futuro dei nostri territori e delle nostre vite e come costruire nuovo modelli di organizzazione sociale ed economica che pongano al centro le comunità e la loro partecipazione diretta alle decisioni.
Ma per aprire questo spazio politico è necessario trovare strategie comuni per contrastare la finanziarizzazion dei beni comuni, delle risorse naturali e dei territori e la rottura democratica che questo comporta, dettata dalle dinamiche di un nuovo e più aggressivo capitalismo improntato sulla speculazione sui beni collettivi necessari alla vita.

La proposta di quest’incontro nasce dalla necessità di condividere riflessioni, esperienze, prospettive e strategie con movimenti e comitati che oggi stanno lottando in questa prospettiva. Non intendiamo creare nessun nuovo contenitore, rete o movimento dei movimenti,  né tanto meno offrire un’occasione elettorale a  nessuno.
Quello che proponiamo è costruire un’opportunità per delineare nessi e punti in comune in cui riuscire ad individuare alcune azioni coordinate. Ci piacerebbe fare uno sforzo di astrazione dalle singole esperienze per fare un passo in avanti tutti/e insieme.
Vorremmo costruire una leva collettiva per sollevarci da quelle imposizioni che schiacciano le nostre vite e i nostri territori ribaltando il profitto generato sulle nostre vite.

Un incontro nazionale che possa essere propulsore di un ragionamento,  ma anche un sostegno concreto alle battaglie contro le bugie della green economy finanziarizzata, incarnate bene dalla geotermia sull’Amiata che produce morte, prosciuga uno dei bacini idrici più grandi d’Europa, garantisce  profitto all’ENEL e che inquina la democrazia nel territorio. Una vertenza emblematica in cui l’energia è il fulcro dello scontro tra due visioni: mercato contro diritti, merce contro bene comune.
Una storia simile a tante altre nei nostri territori.
Da qui intendiamo ripartire per difendere i beni comuni e riprenderci il futuro.

Tutti in tenda sul Monte Amiata!

Coordinamento SOS Geotermia – Forum Italiano Movimenti per l’Acqua – Rete StopENEL – Forum Contro le Grandi Opere Inutili e Imposte 

Per info e adesioni: campeggio_amiata@acquabenecomune.org


Riutilizzare l’Italia, riutilizziamo il Belpaese – da Il Manifesto

Riutilizzare l’Italia, riutilizziamo il Belpaese

Oggi e domani a Roma convegno contro il consumo del suolo e l’inutile produzione edilizia
«La vera ricchezza d’Italia – già Belpaese per antonomasia – sta nel suo patrimonio artistico e storico, paesaggistico e culturale»: sono ormai in molti ad individuare in questi beni comuni i possibili milestone di un prossimo riassetto sostenibile, non solo fisico, ma socio-economico e civile del paese.
Oggi, però, questo «tesoro» italiano – lascito delle molte civiltà stratificatesi nella nostra evoluzione spaziale e temporale – è sempre più obliterato, abbandonato al degrado, occultato, «affogato» dall’abnorme crescita urbana, dal pervasivo consumo di suolo che fa del territorio italiano la disastrosa, esasperata punta di un fenomeno, sprawltown, la città diffusa, che marca negativamente vaste regioni europee e occidentali.
Due cifre emblematiche di quella che sta diventando una catastrofe ci vengono dagli osservatori sul consumo di suolo, operanti presso diverse università, e riprese dal Coordinamento per la Difesa del Paesaggio: le rilevazioni satellitari restituiscono suoli urbanizzati pari a quasi il 20% dell’intera superficie territoriale nazionale, mentre le stime aggregate dall’ultimo censimento forniscono un numero di quantità di stanze vuote superiore ai 25 milioni, di cui circa un quinto localizzato nelle grandi città, e quasi altrettanto nelle villettopoli costiere e turistiche.
Tale sfracello di produzione edilizia se, paradossalmente, non risolve la domanda abitativa sociale – essendo determinata e dominata dai cicli della rendita speculativa, urbana e soprattutto finanziaria – ha prodotto ingenti quote di «urbanizzato contemporaneo abbandonato»; conseguente alla dismissione recente di attività produttive, industriali e agricole, commerciali, di servizio, o residenziali. O semplicemente, è stata dovuta dalla velleità di realizzare macrostrutture – infrastrutture, attrezzature – tanto gratificanti per il consenso suscitato dal loro annuncio, quanto spesso inutili e ingestibili per il contesto in cui si calavano.
Agli edifici storici abbandonati, di cui all’apertura, si è aggiunta così una quota ingentissima di cementificazione dismessa di recente.
Il Wwf, con le sue migliori competenze tecnico-scientifiche, insieme ad una decine di sedi universitarie nazionali, sta realizzando una ricerca in tutte le regioni del paese su caratteristiche e potenzialità delle aree abbandonate, storiche e recenti, e sulle loro prospettive in termini di riutilizzo ambientale e sociale. Oggi e domani presso l’aula magna dell’Università Roma Tre, nel complesso, appunto recuperato, dell’ex Mattatoio – verrà presentato il primo rapporto della ricerca.
Sono state censite circa 600 aree, corrispondenti ad altrettante «situazioni territoriali» (individuate anche perché rappresentative di categorie più vaste), in tutte le regioni italiane, suddividendole per caratteri tipologici e funzionali e per contestualizzazioni funzionali; in modo tale da prefigurare per ciascuna di esse non solo un progetto di recupero – pure importante di per sé -, ma la costituzione di «elementi forti» per strutturare e sostanziare processi di blocco di consumo di suolo e deterritorializzazione negli ambiti interessati.
Le categorie tipologiche individuate vanno dai manufatti storico-culturali in abbandono, anche se talora già vincolati per la tutela, alle aree archeologiche abbandonate, alle architetture di prestigio, alle infrastrutture dismesse o mai completate, alle fortificazioni militari, alle aree industriali in disuso, a macrostrutture realizzate e mai utilizzate o ingestibili, a spazi aperti da rinaturalizzare nella città consolidata, a vastissime porzioni di patrimonio residenziale da recuperare.
Le situazioni urbane e territoriali interessate nelle diverse regioni sono molteplici: da interi comparti interni alla città storica e consolidata, a mancate recenti «nuove centralità» che dovevano segnare le ex periferie, alla campagna urbanizzata da riqualificare, a molte aree costiere o collinari, o di elevata suscettività paesaggistica cui riattribuire senso ecologico tramite blocco della nuova cementificazione e strategie di restauro ambientale; utile anche per il riuso delle aree non solo industriali dismesse.
Il riutilizzo sociale e paesaggistico dei luoghi e degli intorni interessati presuppone anche la capacità di leggere i contesti, oltre i singoli siti: su questo spesso sono di ausilio i piani paesaggistici recenti – i cui progetti di riqualificazione ambientale vanno assumendo sempre più spesso i profili guida di prossime economie verdi territorializzate dei territori coinvolti- che, per dettato strategico-normativo, analizzano gli spazi regionali per ambiti locali e comprensoriali e spesso ne prospettano «scenari di tutela, riqualificazione e valorizzazione sostenibile», non solo ecoterritoriale, ma socio-culturale. In questo quadro, i cluster spaziali individuati dalla ricerca per il riuso possono giocare ruoli decisivi.
Il Report tocca anche un’altra questione sostanziale: chi può mettere in pratica queste «interessanti politiche» in un momento di profonda crisi della «Politica»? la ricerca recupera il concetto di «Laboratorio Territoriale», coordinamento di abitanti, ambientalisti, difensori del territorio, istanze di restauro civile e costituzionale, già presenti in alcune esperienze di difesa e recupero del territorio recenti, come le Reti del «Nuovo Municipio» o dei «Comuni Solidali», e mira a ricontestualizzarli sui paesaggi, anche sociali,individuati.
ALBERTO ZIPARO

CDP ALL’ASSALTO DEL DEMANIO AGRICOLO

CDP ALL’ASSALTO DEL DEMANIO AGRICOLO

 

Secondo l’Agenzia del Demanio, che utilizza i dati del Censimento per l’ Agricoltura 2010, l’estensione dei terreni agricoli demaniali in Italia ammonta ad oltre 338.000 ettari, per un valore che oscilla fra i 5 e i 6 miliardi di euro.

Un patrimonio importante che, grazie alla sua equa distribuzione geografica, consentirebbe la messa a punto di un progetto nazionale per una diversa agricoltura, per una conseguente salvaguardia e manutenzione idrogeologica del territorio e per il rilancio di nuova occupazione, in particolare giovanile, durevole e di qualità.

Riflessioni che non sfiorano l’attuale Ministra dell’Agricoltura De Girolamo, che ha recentemente incontrato i vertici dell’Associazione bancaria italiana (Abi) e il presidente della Cassa Depositi e Prestiti, Franco Bassanini, per mettere a punto un programma di “valorizzazione” e (s)vendita dell’immenso patrimonio agricolo demaniale.

Replicando quanto sta già proponendo agli enti locali in merito alla svendita del patrimonio immobiliare, Cassa Depositi e Prestiti avrebbe la funzione di assegnare un prezzo ai terreni demaniali, di acquisirli consentendo allo Stato di fare cassa e di metterli successivamente sul mercato.

Incredibile l’obiettivo dichiarato dalla Ministra De Girolamo : “(..) un’occasione per sbloccare la situazione e mettere nuovi terreni a disposizione soprattutto dei giovani, perché senza terra da lavorare non è possibile pensare ad un vero rilancio del comparto”.

Altrettanto incredibile è che per questo ulteriore processo di colossale espropriazione di patrimonio pubblico si utilizzino le risorse del risparmio postale affidato dai cittadini alla Cassa Depositi e Prestiti.

Davvero si pensa che i giovani disoccupati (oltre il 35%) siano provvisti di capitale e non attendano altro, per trasformarsi in futuri agricoltori, che divenire proprietari dei terreni da coltivare?

Davvero si pensa che privare la collettività del bene terra, di inestimabile valore pubblico e sociale, corrisponda a “servizio di interesse economico generale”, qualifica cui dovrebbe attenersi ogni investimento di Cassa Depositi e Prestiti (art. 10, D. M. Economia 6/10/1994) ?

Possibile che non si pensi ad un piano per un’agricoltura di qualità e per una nuova occupazione giovanile attraverso il mantenimento della proprietà collettiva del demanio agricolo, l’affidamento dei terreni ai giovani con affitti calmierati e l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti per il sostegno dell’avvio di attività (start up di impresa) e dei primi investimenti in mezzi, tecnologie, impianti e sementi per consentire alle diverse nuove aziende un funzionamento a regime?

Ancora una volta l’obiettivo è quello di consegnare patrimonio pubblico alle banche e beni comuni alla speculazione finanziaria, con il paradosso di renderlo possibile attraverso l’utilizzo dei risparmi dei cittadini. La socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti e la sua gestione territoriale, democratica e partecipativa diventa un obiettivo sempre più urgente, che da oggi dovrà vedere coinvolte in prima fila tutte le esperienze e reti dell’altra economia, dei gruppi di acquisto solidale, dell’agricoltura autogestita e di qualità, del commercio equo e solidale.

Marco Bersani (Attac Italia)

 per leggere l’articolo

1 giugno 2013 a Pisa la Costituente dei Beni Comuni

Continua senza sosta il percorso lanciato il 13 Aprile al Teatro Valle Occupato.

Dopo la tappa di l’Aquila, la Costituente dei Beni Comuni si aggiornerà all’ex Colorificio Liberato di Pisa il 1 Giugno.

La peculiarità di questa seconda tappa caratterizzerà la discussione, cercando di dare suggestioni a partire direttamente dall’esperienza del territorio pisano e toscano, ma anche di tutta Italia, per una riscrittura e ridefinizione del concetto di
proprietà.

L’ “incomprimibile” ha negli ultimi anni assunto molteplici forme che oggi, nello spazio di una pubblica assemblea, si apprestano a una rilettura di norme costituzionali, da tempo accantonate, come la funzione sociale della proprietà privata e il riconoscimento delle comunità, come dagli art. 42 e art. 43 della Costituzione Italiana.

L’appuntamento è quindi il 1°Giugno alle ore 15 all’ex-Colorificio Liberato per la seconda tappa della Costituente dei Beni Comuni.

Aggiornamenti sulla pagina
http://www.inventati.org/rebeldia/movimenti/fatti-bene.html

Evento Fb
https://www.facebook.com/events/148258055357912/

Assemblea Costituente Beni Comuni
http://www.teatrovalleoccupato.it/sabato-4-maggio-laquila-procedono-i-lavori-dellacostituente-dei-beni-comuni

Assemblea Costituente Beni Comuni
http://www.teatrovalleoccupato.it/linarrestabile-ascesa-dei-beni-comuni-assembleapubblica-sabato-13-aprile-ore-15-30

9 aprile | Semi Terra e Libertà – terra/TERRA incontra Vandana Shiva – Nuovo Cinema Palazzo

484090_398863546888586_1335768884_n
“Nel mondo c’è quanto basta per le necessità dell’uomo, ma non per le sue avidità”
(Mahatma Gandhi)
Nuovo Cinema Palazzo  –  terra/TERRA
in associazione alla Campagna per la Libertà dei Semi di Navdanya
presentano:
TERRA SEMI e LIBERTA’
Martedì 9 aprile 2013
h. 18,30
Nuovo Cinema Palazzo
piazza dei Sanniti 9/A Roma
incontro con
VANDANA SHIVA
Intervengono:
Vandana Shiva
Nuovo Cinema Palazzo
Associazione terra/Terra
Associazione Re:Common
Associazione A Sud
Laboratorio Urbano Reset
Casa Internazionale delle Donne
Verso la tre giorni organizzata dalla rete nazionale di resistenza contadina Genuino Clandestino che si terrà in Val di Susa dal 19 al 21 aprile prossimi, la rete contadina terraTerra, assieme ad altre organizzazioni e realtà sociali della città, incontra Vandana Shiva per parlare di accesso alla terra e tutela dei semi ribadendo la centralità dell’ agricoltura contadina nella tutela della biodiversità, del territorio e dei suoi cicli vitali.
In Val di Susa verrà rilanciata dalla rete la campagna Terra Bene Comune, per rivendicare il diritto all’accesso alla terra e a gestirla come comunità, contro la tendenza attuale che va concentrando sempre più terre in poche mani e si accinge a svendere ai privati il demanio agricolo sottraendolo alle coltivazioni.
Nei paesi del sud del mondo il fenomeno del’accaparramento di terre (o Land Grabbing) ha assunto proporzioni allarmanti.  La sovranità alimentare, ovvero il diritto dei popoli a un cibo salubre, culturalmente appropriato, prodotto attraverso metodi sostenibili ed ecologici, definendo da soli i propri sistemi agricoli e alimentari, è violato e messo a rischio continuamento e ovunque, sulle ande, come in Italia o in India. E ovunque ci sono comunità, contadini, realtà sociali a difenderlo.
Vandana Shiva, biologa e attivista indiana, da anni in prima fila contro gli ogm e per la tutela della biodiversità, dei contadini e dell’agricoltura organica aderisce e partecipa all’iniziativa nell’ambito della campagna per la libertà dei semi, Seed Freedom Campaign, lanciata daNavdanya nell’ottobre scorso, che l’attivista indiana sta promuovendo in tutto il mondo.
«Quella relativa alla libertà dei semi è un’emergenza globale, ogni seme è l’incarnazione dei millenni di evoluzione della natura e dei secoli di riproduzione da parte degli agricoltori. E’ l’espressione pura dell’intelligenza della terra e dell’intelligenza delle comunità agricole»
Campagna Terra Bene Comune
NO alla vendita delle terre pubbliche
SI alla custodia dei beni comuni
NO all’agroindustria
SI all’agricoltura contadina
http://noblogs.org/oldgal/372/previews-med/terra_terra_logo.jpg

TERRA BENE COMUNE in UMBRIA ad APRILE

3

TERRA FUORI MERCATO (PG)

MERCATO BRADO (TR)

propongono una

Assemblea Pubblica “Terra Bene Comune”

12 aprile ore 18,00

TERNI c/o

csa G. Cimarelli via del Lanificio

seguirà UN APERITIVO CONTADINO!

 

13 aprile ore 18,00

Perugia c/o

 

VA di Ponte san Giovanni in via della Scuola angolo via Cestellini.

 

seguirà UN APERITIVO CONTADINO!

 

Perché

Il 19, 20, 21 aprile come contadine\i, artigiane\i e “co-produttori\rici” di Terra Fuori Mercato (PG) e MercatoBrado(TR) saremo in Val Susa per l’incontro nazionale di Genuino Clandestino.

Saremo nella Valle che resiste per manifestare la nostra scelta di parte, in appoggio a chi lotta per difendere la propria terra contro il profitto di pochi.

Saremo in Valle per continuare ad incontrarci con altre ed altri e ragionare insieme sui temi di accesso alla terra, certificazione partecipata, semi, saperi, di costruzione di reti costituenti la sovranità alimentare.

“Da più di vent’anni donne e uomini della Val Susa si sono organizzati\e per fermare la costruzione della linea ferroviariaTAV (treno ad alta velocità) Torino-Lione. Una grande opera che devasta l’ambiente, espone la popolazione a rischi inutili, si “mangia” terre agricole circostanti, coltivate e coltivabili.

Una grande opera che, come spesso accade, si traduce in profitti per pochi e svantaggi per tanti\e. Mentre tagliano su sanità ed educazione\istruzione, per la TAV vorrebbero spendere almeno 20 milioni di euro, soldi nostri, destinati alle mafie e al giro delle grandi ditte appaltatrici (prima fra tutte la CMC di Ravenna, cosiddetta cooperativa “rossa” che ha messo lo “zampino” in tutte le grandi devastazioni made in Italy).

Nella lotta, le donne e gli uomini della Valle che resiste hanno costruito un nuovo senso di comunità, nuove relazioni ed hanno maturato la consapevolezza che per fermare il TAV occorre cambiare sistema.

In Umbria uomini e donne da alcuni anni si incontrano e si organizzano per dire NO al saccheggio delle risorse, al consumo della terra, all’imposizione di opere devastanti per il territorio.

Vari comitati hanno lottato e lottano in una regione che si definisce cuore verde d’Italia, ma il il cui blocco di potere è sempre pronto a devastare in nome del profitto.

Il polmone d’Italia si intossica di cementifici, inceneritori, discariche, centrali a biomasse, riempie le montagne di pale eoliche e pannelli fotovoltaici, le scava per permettere al gas di arrivare da Sud a Nord. Siamo cittadine e cittadini che difendono la terra da tutto questo, ogni giorno scendiamo in campo per gridare NO alla devastazione dei nostri territori, NO alla loro stessa vendita e successiva privatizzazione. Denunciamo tutto questo attraverso la campagna Terra Bene Comune: NO alla vendita delle terre pubbliche, SI alla custodia dei beni comuni.

Siamo contadine e contadini che ogni giorno difendono la nostra Terra, con una resistenza silenziosa fatta di piccoli gesti, di fatica, di sudore, di passione e amore.

Curiamo la Terra perchè domani anche i nostri figli e i nostri nipoti possano vivere con Lei,

ci preoccupiamo di conservarne la fertilità e la biodiversità.

Produciamo per noi e per chi vive la città, cibo sano e genuino che rischia di essere fuorilegge a causa delle normative sanitarie e dei costi di certificazione: equiparando le piccole aziende come le nostre alle produzioni industriali della grande distribuzione, paradossalmente il cibo sano e genuino lavorato in maniera naturale secondo tradizioni agricole territoriali diviene “clandestino”.

Siamo cittadine e cittadini consapevoli, che credono in relazioni sociali non mercantilizzate.

Ci definiscono semplicemente consumatori ma noi preferiamo co-produttori, in quanto rivendichiamo il nostro diritto ad una buona e sana alimentazione.

Ci preoccupiamo di difendere l’ambiente e la Terra.

Per questo appoggiamo le contadine e i contadini che producono cibo sano e li sosteniamo rispettandone il lavoro.

Insieme animiamo la rete umbra di Genuino Clandestino, rete e movimento di resistenze contadine che si muovono e lottano quotidianamente per la sovranità alimentare, la difesa della piccola agricoltura contadina e l’accesso alla terra.

Accesso alla terra significa viverci, abitarla, poterla coltivare, poterci far pascolare gli animali e lo stesso significa difenderla dalla devastazione, dal saccheggio, dallo sfruttamento, dall’inquinamento, dalla cementificazione inarrestabili.

ASSOCIAZIONI 

TERRA FUORI MERCATO & MERCATO BRADO

TERRA BENE COMUNE E CSOA FORTE PRENESTINO – ENOTICA 15/16/17 MARZO

ENOTICA-2012-295x150

 

All’ interno di Enotica festival del vino ed eros il rilancio della campagna TERRABENECOMUNE (GUARDA IL PROGRAMMA), in particolare

 

SABATO 16 MARZO

ORE 15.30 cinema – dibattito “Verso genuino clandestino in Val di Susa”

ORE 17.00 piazza a sinistra – Mercato contadino biologico a cura di TERRA/TERRA

DOMENICA 17 MARZO

ORE 12.00 seminario dibattito: “Tutela della biodiversità e sovranità alimentare.banca dei semi”

Corsa alla terra anche in Italia ? – Rovigo 15/16 marzo 2013

 

 

img2

 

Valori fondiari medi per regione (euro-lire fino al 2000, euro dal 2001 in valori correnti per ettaro);
fonte: Istituto Nazionale di Economia Agraria, Banca Dati dei Valori Fondiari.

per leggere l’intero manifesto clicca.

Corsa alla terra (anche) in Italia?

Alla ricerca di cibo, acqua ed energia nell’era della scarsità

Rovigo, 15-16 marzo 2013

Si tratta di capire se anche in Italia, anche nelle sue zone più marginali vi sia una corsa alla terra ossia una nuova e più vigorosa richiesta di terra per una varietà di usi. Possiamo pensare a usi reversibili, come richiesta di terreni per coltivare piante dedicate alla produzione di energia oppure ad usi irreversibili, come al consumo di suolo per le infrastrutture. Possiamo pensare a nuovi promettenti usi, come la riconversione al biologico oppure alle ambigue richieste di terreni per smaltire sottoprodotti della depurazione. Vi sono tentativi di creare un azionariato collettivo/diffuso della terra con lo scopo di ricavarne comunque un utile oppure uno strisciante processo di concentrazione della proprietà nelle mani di grandi proprietari se non addirittura di multinazionali. Terreni agricoli servirebbero per i bacini di laminazione in caso di piene; altri per essere riempiti d’acqua per scopo idroelettrico; riconversioni a bosco amate e odiate allo stesso tempo, come furono i progetti di rimboschimento di alcuni decenni fa. Insomma, un coacervo di spinte positive e negative che hanno però uno stesso obiettivo: la terra.