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#25N – PRESIDIO: CAICOCCI NON SI VENDE

25N (1)

 

Rilanciamo le mobilitazioni verso il 25 N, giorno dell’udienza in tribunale,  per la custodia sociale di Caicocci contro le denunce che Venerdi 31 ottobre 2014 sono state notificate ad attivisti del comitato Caicocci Terra Sociale, che da un anno si sta prendendo cura dei casali e delle terre di Caicocci, di proprietà della Regione Umbria e in sofferto stato d’abbandono.

Il mandante è la stessa Regione, che chiede anche un risarcimento danni e la restituzione della proprietà, per poter poi operarne la valorizzazione, cioè la vendita.

Svendere le terre agricole pubbliche significa impedire per sempre alle comunità che le abitano di decidere localmente come gestirle, significa consegnare risorse vitali in mano a potenziali speculatori, ed  accettare che l’interesse privato sia messo al di sopra del bene comune.

La Valle dei Casali Rinasce (ROMA)

Oggi siamo stati alla Valle dei Casali, perla della tradizione agricola dell’agroromano che ancora resiste alle continue colate di cemento.
Oggi siamo stati sulle terre dove gli amministratori pubblici e gli speculatori privati lasciano marcire le olive su ulivi centenari.
Gente che spreca la ricchezza della terra e pretende che le persone rimangano lì solo a guardare.
Gente che si ricorda della “legge” solo quando serve a difendere il loro privilegio.
Siamo andati, in tanti, a raccogliere le olive e abbiamo incontrato solo recinti e forze “dell’ ordine” a difendere lo spreco e il privilegio.
Pensano di averci fermato ma non si sono resi conto che sono loro che da oggi sono circondati.
Circondati dalla gente che lotta per la gestione collettiva dei beni comuni, uno fra tutti quello della Terra.

Oggi 2 novembre al Parco dei Martiri (Forte Bravetta)
vi è stato un partecipato incontro pubblico sulla situazione della Valle dei Casali, momento per informarsi e conoscere quali siano i motivi per cui 468 ettari di parco naturale regionale non siano accessibili neppure agli abitanti del quartiere.
La decisione unanime è stata quella di andare a vedere da vicino la così detta “riserva riservata” e di muoversi dal parco dei martiri per la stradina “privata” limitrofa che porta al cuore della Valle dei Casali.
Da quella piccola strada sterrata sono visibili tutte le speculazioni
già in atto nel territorio e tutte le altre possibili, risultato di una cattiva (non) gestione di quelle terre.
Si è tenuta quindi un’assemblea proprio davanti il cancello della tenuta di proprietà della società Villa York s.r.l., dove c’è stato spazio e tempo per tutte e tutti per esprimere le proprie opinioni su questa valle, sulla sua storia, sulla possibilità di progettare insieme la custodia sociale di quei terreni che per alcune leggi sono riserva naturale regionale e per altre “leggi” sono proprietà privata.
La gente esausta per gli anni d’indignazione s’è detta entusiasta di
questo primo passo dentro la valle ed ha elaborato e concordato la proposta di istituire un presidio di tutela della valle, si inizierà il percorso partecipato con un incontro mensile che sia di presidio su
quelle terre e momento di pratiche concrete e conviviali.

La prima domenica del mese (a partire da oggi 2 novembre) saremo lì a custodire insieme la terra della Valle dei Casali, continueremo a discutere di difesa del territorio, di nuove alleanze tra cittadini,
di progettazione partecipata e di agricoltura contadina per costruire
insieme una gestione comune di un bene fondamentale, la terra.

Una giornata ricca di scambi di informazioni e racconti, da chi è
attivo da anni nel comitato valle dei casali, da chi da anni
sperimenta nuove forme di vivere abitare e creare nuova socialità,
da chi lavora la terra, a chi quelle terre le ha lavorate ed adesso è
costretta e vederle dalla finestra.

A gennaio torneremo a potare gli ulivi e il prossimo novembre ne raccoglieremo le olive per fare una distribuzione dell’olio della nostra valle dei casali.
Non aspetteremo più ne raccolte di firme ne regali di politici di turno, perché quello che ci interessa praticare come TerraRivolta
è il processo di costruzione di comunità capaci di determinare insieme il futuro, ma soprattutto il presente del vivere il Territorio.

Sicuramente ancora più forte possiamo confermare che non basta più il pubblico, come non serve né alla gente né alla terra il privato……
E’ necessario il costruire “comune”.

CI VEDIAMO IL 7 DICEMBRE PER IL PRESIDIO DI CUSTODIA
VALLE DEI CASALI – TERRA BENE COMUNE

CAMMINANDO CON GENUINO CLANDESTINO

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Se qualche hanno fa avessi pensato che iniziando la campagna terrabenecomune si fosse arrivati a Caicocci o Mondeggi mi sarei sentito molto velleitario

Invece in quei bellissimi posti sta succedendo qualcosa che riguarda tutte e tutti noi ,succede che il percorso di GC diventa pratica,succede che quello che in questi anni abbiamo discusso e scritto entra nelle persone coinvolgendone la propria vita.
Ho visto delle ragazze e dei ragazzi che cominciano a vivere Caicocci pieni di entusiasmo e di paure fonte della loro voglia di costruire un percorso in quei luioghi,tirare fuori Olivi dai rovi,comprare mucche da far pascolare su quelle terre
Ho visto una collettivita contadina che li sostiene nel riappropiarsi di un bene comune
ho visto un comitato CAICOCCI TERRA SOCIALE che pur nelle differenze lavora nelle comunita locali per far capire che quelle terre sono una ricchezza per tutti
ho visto persone che si battono in vari comitati contro la devastazione dei territori sentire loro anche questa lotta
un compagno di Mondeggi mi ha detto “se riusciamo a sfondare a Caicocci o Mondeggi creiamo un precedente fondamentale”
è stata una gran giornata,sara dura ci vorranno tante energie ma il percorso è avviato ,ora sta a tutte e tutti noi non lasciarle\i soli
GENUINO CLANDESTINO CAMMINA CON O SENZA LE LEGGI
un abbraccio
bio
(portavoce dei produttori terra/TERRA)

CAICOCCI NON SI VENDE

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C’era un forno, nelle alte colline che dividono la valle del tevere dal lago del trasimeno, che una volta era abituato a cuocere cibo per tante e tanti, contadini e contadine,donne e uomini. quel forno,da anni, moriva dalla tristezza, sempre spento, ormai ammasso di materiali inerti abbandonati nell’abbandono di un luogo ormai senza senso ne vita e depredato chiamato Caicocci. Oggi quel forno sfavillava gioia e scintille e cuoceva, da mattina a sera, pizze su pizze genuine, con quelle farine che erano quasi decenni che quei mattoni refrattari  non  vedevano, tra chiacchere di donne e uomini, risate e pianti di bambini di ogni età. stasera quel forno, a Caicocci, riposa, ancora caldo, felice…perche Caicocci vive e  non si vende!!!

RESOCONTO

Con una grande e partecipata pizzata sociale si sono concluse le prime due settimane di custodia sociale di Caicocci. dopo un inverno difficile, in cui a stento siamo riusciti a tenere in vita il comitato CTerra Sociale, è improvvisamente ripartita l’iniziatica . stavolta in maniera radicale, aiutati dalle porte in faccia chiuse dalla politica regionale a chi cercava dialogo e dal coraggio di alcun@ compagn@.

da due settimane ci si prende  cura di Caicocci. si è cominciato a pulire e sistemare; a incontrarci e a fare l’ assemblee li. complice un mazzo di chiavi trovato, si sono riaperte le case; è stato trasformato la reception nel punto di accoglienza. Insomma è iniziata la custodia sociale

Un paio di nostri compagni GC da alcuni giorni dormono li, probabilmente presto, molto presto arriveranno anche animali. E intanto arrivano libri per la biblioteca, si riaprono sentieri, si potano gli alberi. Insomma dalle chiacchere ai fatti.

Occupazione ?  No, è custodia sociale. è un po’ la quotidiana risposta che si da’ agli sbirri che  passano. “siamo qui per evitare che un bene comune venga depredato e distrutto” ripete chi si trova dalle parti dell’ingresso quando arriva lemme lemme la punto rossostriata.”Bravi ragazzi, ma mi raccomando” la puntuale risposta dell’appuntato o del maresciallo di turno.

Fabio

MANIFESTO CAMPAGNA NAZIONALE TERRA BENE COMUNE

 

terra 

CAMPAGNA

TERRA BENE COMUNE!

I perché di una campagna

 

A livello globale, dal 2008 ad oggi, il processo di accaparramento di terre da parte di imprese multinazionali, governi stranieri, nuovi attori finanziari pubblici e privati ha subìto una forte accelerazione a causa della convergenza tra crisi finanziaria, alimentare, energetica e climatica, portando alla trasformazione della terra, tradizionalmente non un tipico bene d’investimento, in una risorsa fondamentale su cui prendere il controllo il più velocemente possibile.

 

La terra è sotto attacco da vari fronti. Le ragioni per cui viene presa sono le più svariate: per coltivare cibo o agrocombustibili su scala industriale, per installarvi impianti estrattivi, produttivi o di smaltimento, per costruire dighe o altre infrastrutture, per sviluppare turisticamente una zona, per espandere città, per occuparla militarmente con scopi geopolitici o semplicemente per possederla a garanzia di altri rischi.

 

Indipendentemente dagli obiettivi, le comunità a cui è impedito l’accesso alla terra vengono private dei loro mezzi di sostentamento, oltre che della sovranità sui propri territori e quindi del diritto di gestire autonomamente le risorse da cui dipendono. Di conseguenza, le economie locali vengono compromesse, il tessuto socio-culturale e la stessa identità di un territorio sono messe a repentaglio: attraverso la cessione di una risorsa vitale alla speculazione l’interesse privato finisce con l’essere messo al di sopra del bene comune.

 

In Italia questo processo, già in atto da tempo attraverso la concentrazione della terra in grandi proprietà, attraverso le speculazioni edilizie e la cementificazione selvaggia, la realizzazione di infrastrutture e grandi opere di dubbia utilità, ha subìto una ulteriore accelerazione con l’art.66 del decreto Salva Italia che prevede, tra le altre cose, la vendita dei terreni agricoli demaniali, che prima venivano concessi in uso ai contadini e oggi rischiano di essere svenduti ai privati. Per farlo è stato annunciato il coinvolgimento della Cdp – la Cassa Depositi e Prestiti nella valutazione e nella vendita. La Cdp, per un secolo e mezzo garante a tasso agevolato degli investimenti degli enti locali, dal 2003 è divenuta Spa ed ha ceduto parte del capitale societario a fondazioni bancarie, divenendo e comportandosi a tutti gli effetti come una banca commerciale privata.

 

 

Di fronte all’ ennesimo tentativo di imporre le logiche del mercato e del profitto sulla gestione collettiva dei beni comuni, la rete Genuino Clandestino lancia la campagna TERRA BENE COMUNE, contro lo sfruttamento, la devastazione ed il saccheggio di tutte le terre, private o demaniali che siano, in difesa delle comunità locali, a fianco di coloro che difendono la sovranità alimentare.

 

 

 

* * *

 

Diciamo NO:

 

  • alla vendita delle terre pubbliche ivi compresi i terreni demaniali e quelli agricoli soggetti ad uso civico;
  • all’espansione del modello di produzione agroindustriale e l’utilizzo di sementi OGM;
  • all’ulteriore consumo  di suolo tramite cementificazione, grandi opere, infrastrutture, speculazione edilizia;
  • al cambio di destinazione d’uso dei terreni agricoli e alla trasformazione di fatto della destinazione agro-silvo-pastorale degli usi civici

 

Diciamo SI:

 

  • alla gestione delle terre pubbliche da parte delle comunità locali,  secondo forme decise a livello territoriale e in modo autonomo,  lontano da logiche privatistiche, lobbistiche e di concentrazione nelle mani di pochi;
  • alla messa a disposizione di terreni e beni agricoli di proprietà degli enti pubblici per “progetti di neo-ruralità”, attraverso rapporti agevolati e di lunga durata, il sostegno privilegiato a progetti di agricoltura comunitaria, sociale, organica e di sussistenza, ed il riconoscimento del diritto di abitare la terra;
  • all’agricoltura contadina che salvaguarda il patrimonio agro alimentare, presidia e tutela il territorio, produce cibo sano rispettando i cicli naturali, conserva la biodiversità e in generale rispetta la terra, l’ambiente e gli equilibri sociali propri di ogni comunità;

al mantenimento della vocazione agricola alimentare della terra,su cui innescare percorsi partecipati di coinvolgimento delle comunità locali, per assicurare a tutti un cibo sano e culturalmente adeguato, garantire l’accesso alla terra ai contadini, permettere l’autodeterminazione locale delle produzioni e al contempo rafforzare le economie locali, fatte di relazioni e percorsi condivisi tra i produttori e co-produttori (cittadini) al cui centro vi sono la tutela dell’ambiente e l’equità sociale;

  • alla costruzione di un’alleanza fra movimenti urbani, movimenti rurali e singoli cittadini, che sappia riconnettere città e campagna e sostenere le comunità locali in lotta contro la distruzione del loro ambiente di vita.

 

 

 

TERRA BENE COMUNE!

 

NO alla vendita delle terre pubbliche

SI alla custodia e cura dei beni comuni

 

 

CDP ALL’ASSALTO DEL DEMANIO AGRICOLO

CDP ALL’ASSALTO DEL DEMANIO AGRICOLO

 

Secondo l’Agenzia del Demanio, che utilizza i dati del Censimento per l’ Agricoltura 2010, l’estensione dei terreni agricoli demaniali in Italia ammonta ad oltre 338.000 ettari, per un valore che oscilla fra i 5 e i 6 miliardi di euro.

Un patrimonio importante che, grazie alla sua equa distribuzione geografica, consentirebbe la messa a punto di un progetto nazionale per una diversa agricoltura, per una conseguente salvaguardia e manutenzione idrogeologica del territorio e per il rilancio di nuova occupazione, in particolare giovanile, durevole e di qualità.

Riflessioni che non sfiorano l’attuale Ministra dell’Agricoltura De Girolamo, che ha recentemente incontrato i vertici dell’Associazione bancaria italiana (Abi) e il presidente della Cassa Depositi e Prestiti, Franco Bassanini, per mettere a punto un programma di “valorizzazione” e (s)vendita dell’immenso patrimonio agricolo demaniale.

Replicando quanto sta già proponendo agli enti locali in merito alla svendita del patrimonio immobiliare, Cassa Depositi e Prestiti avrebbe la funzione di assegnare un prezzo ai terreni demaniali, di acquisirli consentendo allo Stato di fare cassa e di metterli successivamente sul mercato.

Incredibile l’obiettivo dichiarato dalla Ministra De Girolamo : “(..) un’occasione per sbloccare la situazione e mettere nuovi terreni a disposizione soprattutto dei giovani, perché senza terra da lavorare non è possibile pensare ad un vero rilancio del comparto”.

Altrettanto incredibile è che per questo ulteriore processo di colossale espropriazione di patrimonio pubblico si utilizzino le risorse del risparmio postale affidato dai cittadini alla Cassa Depositi e Prestiti.

Davvero si pensa che i giovani disoccupati (oltre il 35%) siano provvisti di capitale e non attendano altro, per trasformarsi in futuri agricoltori, che divenire proprietari dei terreni da coltivare?

Davvero si pensa che privare la collettività del bene terra, di inestimabile valore pubblico e sociale, corrisponda a “servizio di interesse economico generale”, qualifica cui dovrebbe attenersi ogni investimento di Cassa Depositi e Prestiti (art. 10, D. M. Economia 6/10/1994) ?

Possibile che non si pensi ad un piano per un’agricoltura di qualità e per una nuova occupazione giovanile attraverso il mantenimento della proprietà collettiva del demanio agricolo, l’affidamento dei terreni ai giovani con affitti calmierati e l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti per il sostegno dell’avvio di attività (start up di impresa) e dei primi investimenti in mezzi, tecnologie, impianti e sementi per consentire alle diverse nuove aziende un funzionamento a regime?

Ancora una volta l’obiettivo è quello di consegnare patrimonio pubblico alle banche e beni comuni alla speculazione finanziaria, con il paradosso di renderlo possibile attraverso l’utilizzo dei risparmi dei cittadini. La socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti e la sua gestione territoriale, democratica e partecipativa diventa un obiettivo sempre più urgente, che da oggi dovrà vedere coinvolte in prima fila tutte le esperienze e reti dell’altra economia, dei gruppi di acquisto solidale, dell’agricoltura autogestita e di qualità, del commercio equo e solidale.

Marco Bersani (Attac Italia)

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